(Adnkronos) –
Massimiliano Allegri e la Juventus, è addio dopo 3 anni con l’esonero annunciato oggi dalla società bianconera. L’allenatore di Livorno chiude la sua seconda avventura con la Vecchia Signora, iniziata nel 2021.
Dopo la vittoria nella finale di Coppa Italia e le scintille nel post-partita, arriva l’annuncio: Allegri lascia Torino, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del ricchissimo contratto quadriennale da 7 milioni a stagione. La società, dopo 24 ore di riflessione, fa calare il sipario e annuncia l’esonero per “taluni comportamenti tenuti durante e dopo la finale di Coppa Italia che la società ha ritenuto non compatibili con i valori della Juventus e con il comportamento che deve tenere chi la rappresenta”. Il riferimento è all’atteggiamento tenuto nei confronti della dirigenza, ‘invitata’ a non partecipare ai festeggiamenti, ai momenti di tensione con Guido Vaciago, direttore di Tuttosport.
L’Allegri Bis va in archivio con un trofeo che rende meno amaro un triennio complicato per la Vecchia Signora che ripartirà, con ogni probabilità, da Thiago Motta. Allegri, vincitore di 5 scudetti nella sua prima esperienza torinese tra il 2014 e il 2019, è tornato a Torino 3 anni fa per un vecchio-nuovo progetto voluto da Andrea Agnelli. Il ritorno al passato, al calcio del cortomuso, dopo i tentativi affidati a Maurizio Sarri e Andrea Pirlo: due tecnici bocciati dopo una sola stagione ma capaci di conquistare rispettivamente lo scudetto e l’accoppiata Coppa Italia-Supercoppa.
Allegri è tornato a Torino pensando di riprendere il discorso interrotto nel 2021. Lui è rimasto il profeta del calcio basato sulla fase difensiva e affidato al talento offensivo per arrivare al successo. Attorno al ‘Mago Max’, però, è cambiato tutto. A cominciare dalla Juve, che si è impoverita tecnicamente – e non solo – fino a diventare una squadra normale, se non mediocre. Via Cristiano Ronaldo, fine (più o meno) delle spese folli. La qualificazione alla Champions League e alla finale di Coppa Italia nel 2021-2022 avrebbero dovuto rappresentare il punto di partenza del nuovo ciclo. Invece sono state una tappa di un triennio con pochi sorrisi prima dell’acuto finale.
Il 2022-2023 è stato un annus horribilis in campo e soprattutto fuori. Le inchieste sul bilancio del club, la decapitazione dei vertici con l’addio di Andrea Agnelli, la penalizzazione e la conseguente esclusione dalle Coppe europee, con la cancellazione della Champions League conquistata sul campo. Allegri si è distinto nel ruolo di gestore-tuttofare: ha avuto il merito di tenere unito un ambiente in tilt e di reggere il timone di una barca alla deriva. Si è guadagnato la terza chance, per il 2023-2024. Niente impegni infrasettimanali, una Juve da plasmare per provare a competere in campionato.
Missione fallita, dopo un’iniziale illusione. Il girone d’andata da 46 punti ha fatto pensare che la squadra potesse essere competitiva al pari dell’Inter. Il girone di ritorno è stato un calvario: 2 vittorie nelle ultime 15 giornate, un ruolino da retrocessione, prestazioni tra l’inguardabile e l’osceno, una rosa depressa e giocatori involuti.
La Coppa Italia, vinta con merito, non ha sanato una frattura che dopo la partita è apparsa plateale: sì ai festeggiamenti con i giocatori, no all’esultanza con i dirigenti, a cui Allegri – secondo l’analisi della ‘moviola’ nel post-partita – ha rivolto anche un gesto eloquente. Divorzio inevitabile, in una quadro caratterizzato da una mancanza di sintonia con la nuova direzione tecnica. A dettare legge è Cristiano Giuntoli, deus ex machina dell’area sportiva: sarà lui a decidere come sarà la Juve che verrà affidata a Motta.