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Diwali, Festa Induista della Luce, per educare alla non violenza

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Il tema al centro del convegno dell’Unione Induista Italiana

Roma, 17 nov. (askanews) – Si è tenuto a Palazzo Giustiniani a Roma il decimo convegno “Diwali la Festa Induista della Luce” organizzato dall’Unione Induista Italiana, che quest’anno ha avuto come tema “Educazione e non violenza. Alle radici della vita”. Presenti l’ambasciatrice indiana in Italia Neena Malhotra, rappresentati religiosi, politici e delle associazioni che hanno offerto le loro testimonianze sui principi della non violenza, sul suo valore e le strade per raggiungerla. L’attrice Anna Ammirati ha eseguito con passione alcune letture da testi classici indiani.Il presidente Unione Induista Italiana, Franco Di Maria, spiega: “La non violenza non va solo predicata ma soprattutto praticata. Prima di praticare la non violenza è comunque importante costruire all’interno di noi un lungo percorso di introspezione. La non violenza parte da noi stessi, parte da casa nostra, quindi questo è un piccolo contributo in un momento in cui ce n’è davvero bisogno”.La Festa della Luce rappresenta la vittoria del bene sul male e in un’epoca di terribili conflitti prende ancora più significato. Per Giulio Terzo di Sant’Agata, senatore della Repubblica e Presidente dell’amicizia interparlamentare Italia-India, “È la celebrazione, l’impegno, la forza della non violenza e l’impegno a crescere nella propria interiorità spirituale. Educazione in questo senso: crescita della propria persona, della propria coscienza, della capacità di scoprire, di vedere, di affermare la verità. Oggi ha un significato molto particolare, molto forte”.Tra i presenti al convegno, fra gli altri, la regista Sophie Chiarello, autrice del documentario “Il Cerchio”, in cui mostra il confronto tra bambini diversi per attitudini, storia, provenienza, che spiega”Nel mio film racconto come una pratica permette la maggiore conoscenza, permette la tolleranza. Il fatto di conoscersi e quindi di sapersi riconoscere anche quando gli altri hanno una cultura, un colore della pelle, storie diverse dalle nostre. Divulgare questo genere di esperienze attraverso il cinema, la letteratura, qualsiasi altra forma di divulgazione, dovrebbe portare i suoi frutti”.

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