di Antonio Scamardella*
Le scienze mediche hanno gradualmente ricondotto il fenomeno delle possessioni psicofisiche, interpretate in sede religiosa come “possessioni”, sul piano delle alterazioni psichiche, da osservare clinicamente e da spiegare con cause naturali.
Quello che si verifica è un funzionamento autonomo del pensiero, del sentire, poiché nell’uomo ci sono dei funzionamenti acquisiti che non sono presenti alla nascita ma che vengono da fuori, e ai quali noi reagiamo.
La reazione che noi abbiamo ai “funzionamenti esterni” determina un nostro modo di funzionare che resta inconscio e noi sappiamo semplicemente che siamo settati per ciò.
Alcuni di questi funzionamenti non sono integrati nella crescita, nello sviluppo della personalità, ma restano inconsci e possono venire fuori.
Le cose che succedono, quelle esterne, quelle spiacevoli che mettono in crisi il sistema, creano delle situazioni di vulnerabilità per cui questi funzionamenti possono emergere e venir fuori.
L’impressione esterna è che il soggetto non è in condizioni di coerenza, non regge ad un funzionamento che lo possiede di fatto, poiché funziona autonomamente con una sua propria logica.
Ciò che rende possibile la possessione, è proprio la credenza nella possibilità da parte di potenze o entità esterne di incarnarsi in un essere umano, per cui, anche le manifestazioni misteriose della possessione ricevono un senso nel loro contesto specifico nel quale risultano culturalmente significative.
Diciamo che tutte le culture hanno a che fare con questi funzionamenti, cioè che c’è un trascendente imminente che non è distaccato, ma funziona, ed è una dimensione nell’uomo che qualche volta confligge con l’aspetto individuale fisiologico e crea delle situazioni di funzionamento autonomo un po’ particolari.
Dovendo gestire queste situazioni, vi è una tendenza a rifarsi agli aspetti culturali e religiosi del caso, per cui come religione cristiana cattolica, ad esempio, si preferisce parlare di “demonizzazione”,ed ha una sua efficacia.
Nelle tribù africane in cui ci sono certi rituali c’è un modo di trattare queste cose. Ogni cultura, micro o macro che sia, ha una maniera propria di trattarle, per cui ne esiste uno adeguato per ogni singola cultura.
Per esempio quando succede con un immigrato magrebino in Francia la maniera migliore di risolvere non è la psichiatria corrente che lo etichetterebbe come delirante, dando psicofarmaci o un trattamento sanitario obbligatorio.
È necessario in questi casi agire fuori dagli schemi convenzionali ad esempio cercando di far interagire con lui un gruppo di anziani i quali discutono e guardano le cose da un altro punto di vista, cercando una soluzione sia per la persona stessa che per la società.
In alcune culture ad esempio nella cultura cinese è ovvio che l’aspetto trascendente facesse parte della vita comune mentre per noi l’aspetto trascendente è più in senso spirituale, almeno storicamente.
La possessione è un fenomeno presente nel continente africano, in gran parte del mondo mediterraneo e medio orientale nonché nelle varie culture di ambito cristiano, induista, animista, etc.
La demonologia, in altre parole lo studio delle credenze religiose sul demonio, è un ambito molto complesso da trattare poiché necessariamente interseca la questione della nuova religiosità e quella del più inquietante fenomeno satanico, in altre parole la possessione diabolica.
Il demonio infatti continua ad avere un ruolo significativo e collettivo nelle religioni di possessione, le quali concepiscono tale entità malefica com’ essere soprannaturale il cui scopo principale sarebbe quello di influenzare la vita umana in senso negativo.
Nonostante la scienza consideri la possessione diabolica nient’altro che una forma schizoide grave, per cui si perdono le coordinate del mondo reale e , nella mente del malato diventa ossessiva l’idea di essere posseduto, gestito da ,o dominato da, tale patologia va storicamente e direttamente radicata nel Cristianesimo, che dall’esterno si sia più o meno inclini a dare per certa l’esistenza del diavolo.
Del resto la chiesa sulla base dei testi sacri canonici aderisce a questa certezza e, sia pure con moltissima prudenza, interviene ancora oggi nei casi in cui proprio la scienza si rivela impotente.
Risulta tuttavia, di notevole importanza attuare una distinzione tra possessione e satanismo benché la frequentazione di alcuni gruppi satanici possa aprire la porta a disturbi di tipo diabolico; di fatto non tutte le persone disturbate dal demonio sono passate dal satanismo e non tutti i satanisti sperimentano fenomeni di possessione diabolica o di disturbo diabolico.
Secondo una visione tradizionale di queste due realtà, si potrebbe affermare con assoluta certezza che il satanista cerca il diavolo (e spesso non lo trova) mentre il posseduto è trovato dal diavolo (che molte volte non aveva consapevolmente cercato).
Satanismo e possessione, dunque, sono fenomeni molto diversi e non necessariamente collegati, anche se attualmente si è sempre più convinti che pratiche di tipo satanico o magico possono costituire una buona porta d’entrata per fenomeni di questo tipo.
L’azione del demonio può inoltre essere riportata all’etimologia e al significato del termine “diavolo” derivante dal greco “diaballein”, in altre parole , “colui che ostacola, che divide”.
ll notissimo demonologo monsignor Corrado Balducci, già responsabile dell’ufficio relazioni pubbliche del Vaticano, in una sua opera sul diavolo, descrive la possessione diabolica come “una presenza del demonio nel corpo umano tale da soffocare la stessa guida direttiva della persona, che diviene così uno strumento cieco, docile, fatalmente obbediente al suo potere perverso e dispotico”.
*Psichiatra
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