lunedì, 14 Ottobre , 24

Migranti, l’appello delle associazioni dal festival Sabir: il Tribunale dei popoli faccia luce sugli abusi

MondoMigranti, l’appello delle associazioni dal festival Sabir: il Tribunale dei popoli faccia luce sugli abusi

ROMA – Una sessione del Tribunale permanente dei popoli (Tpp) focalizzata sui migranti da tenere in Italia entro il 2025, che possa far luce sulle violazioni a cui da anni migliaia di persone in movimento sono esposte su ambo le sponde del Mediterraneo: non solo naufragi, ma anche detenzioni arbitrarie, fogli di via, rimpatri, respingimenti, violenze verbali, fisiche, sessuali. Un fenomeno che riguarda chi fugge da guerre, persecuzioni e fame. Contro l’impunità di cui godono i paesi nordafricani e dell’Unione europea, legati da accordi da milioni di euro per bloccare le partenze, la società civile lancia l’appello a tenere una sessione specifica in seno al Tribunale permanente dei popoli, esperienza giuridica ideata tra gli anni Sessanta e Settanta per giudicare i crimini commessi nella guerra del Vietnam e durante le dittature dell’America latina. I principi guida sono verità e giustizia. Non essendo un organo della magistratura, non emette sentenze vincolanti. Ma negli anni ha giocato un grande ruolo nel far emergere casi di violazioni umane ma anche ecologiche ed economiche su larga scala, raccogliendo testimonianze e individuando i responsabili, e promuovendo documentazione e ricerca per la formulazione di proposte sulla effettiva implementazione delle sentenze. L’occasione è un panel nella prima giornata del Festival Sabir, in corso fino a domenica alla Città dell’altra Economia, a Roma.

“Nei paesi del Maghreb le violenze contro i migranti sono oggi la principale preoccupazione delle associazioni per ri diritti umani” ha detto Alaa Talbi, del Tunisian Forum for Economic and Social Rights (FTDES). Il suo paese, continua Talbi, “applica l’esternalizzazione delle frontiere tramite accordi con l’Ue e l’Italia”. Oggi la guardia costiera, finanziata anche dall’Italia, “intercetta l’80% dei migranti che partono via mare”. Studi del Forum tunisino informano che in Tunisia il 77% dei migranti intervistati afferma di aver subito una o più forme di violenza; quella verbale interessa il 67%, quella fisica il 56,7%. Solo il 5% ha presentato una denuncia mentre il 40% dichiara di non volerlo fare a causa del proprio status amministrativo, mentre il 90% vive nella paura di finire agli arresti.

In Marocco le cose non vanno meglio: dagli assalti a Ceuta e Melilla – enclave spagnole in territorio marocchino, dove i migranti si ammassano cercando di entrare e sfidando recinzioni altissime e la polizia di entrambi i paesi – a quelli che tentano la rotta mediterranea verso l’Europa, o che semplicemente arrivano da ogni parte dell’Africa per lavorare: “Tutti loro si vedono disconosciuti i diritti dei cittadini marocchini” avverte Kamal Lahbib, del Forum des alternatives Maroc (FMAS), che cita anche il tema “dell’identità negata ai morti in mare, alle frontiere o nel deserto”, uccisi sia da incidenti durante il viaggio ma anche per “le violenze della polizia marocchina o spagnola”.

Infine, l’Egitto: “È uno dei partner più importanti per l’Ue” ricorda Nour Khalil, attivista della Refugees Platform in Egypt (RPE). “Oggi è circondato dalle peggiori guerre e quindi crisi umanitarie: Sudan e Gaza”. La Piattaforma ha analizzato la condizione dei profughi da questi due paesi: “Chi arriva da Gaza- spiega- deve pagare dai 7mila dollari in su, ma ha il permesso di soggiorno solo per 45 giorni”. I rifugiati che arrivano invece dal Sudan “rischiano l’arresto”. Migliaia quelli già incarcerati, tra cui anche “donne, bambini, anziani, feriti” e questo chiaramente “viola il diritto internazionale” avverte Khalil.
Fausto Melluso di Arci evidenzia invece come, nonostante queste denunce, “i governi europei e la stessa Ue continuino a ritenere paesi come Egitto e Tunisia sicuri per i migranti da rimpatriare” o con cui stringere accordi, come quello con la guardia costiera libica stretto dall’Italia, per “trattenere le partenze”. A loro volta gli Stati europei si macchiano di “arresti e detenzioni arbitrarie, fogli di via, rimpatri, respingimenti, negazione dell’assistenza”.

Antonio Manganella di Avocats Sans Frontières evidenzia: “La lotta per i diritti dei migranti riguarda anche i diritti nei nostri stessi paesi europei”. Dietro al tema migratorio ci sono poi “interessi economici”, come quelli energetici, “che legano tutti. Non è un caso che spesso si senta dire che la politica estera italiana la definisce Eni”, conclude.

L’articolo Migranti, l’appello delle associazioni dal festival Sabir: il Tribunale dei popoli faccia luce sugli abusi proviene da Agenzia Dire.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it

Potrebbe interessarti

Check out other tags:

Articoli Popolari