RIMINI – Mettere le risorse sulla parte “fondamentale” del contratto e non su quella accessoria per non creare sperequazioni economiche. Il rinnovo del contratto del personale militare non dirigente è uno dei temi al centro del convegno organizzato questo pomeriggio a Rimini da Usami, l’Unione sindacale delle associazioni militari Aeronautica, con presenti la gran parte delle sigle sindacali delle Forze armate e il deputato del Pd, componente della commissione Difesa, Andrea De Maria. Il segretario generale Enzo Trevisiol ricorda che sono stati stanziati 1,5 miliardi di euro, ma “non sono sufficienti” dato che l’aumento dello stipendio è del 5,8% a fronte del 7% per le pensioni. “Con tutto il rispetto, ha più bisogno chi è in servizio”, argomenta, e poi si crea un “fenomeno paradossale, i colleghi si chiedono se convenga andare in pensione”, anche in seguito a una “condizione di drastica riduzione dello stipendio”. Secondo Trevisiol, occorre dunque “sganciare l’ordinamento economico della dirigenza”.
Per l’Usami, gli fa eco il segretario nazionale con delega a Studi giuridici e affari legali Angelo De Mitri, è “fondamentale fare capire a tutti gli iscritti e non la svolta storica che stiamo percorrendo, la prima contrattazione”. Finora infatti, ricorda, “ci venivano dati contratti quasi preconfezionati, ne venivamo a conoscenza quando erano già firmati”. Invece, “adesso stiamo informando nel giro costante nelle basi su cosa sta succedendo, le risorse a disposizione, quello che vogliamo. E facciamo partecipare tutti con una piattaforma dove vengono raccolte tutte le informazioni da iscritti e non che cerchiamo di fare confluire assieme alle altre organizzazioni sindacali sul tavolo della contrattazione sperando di ottenere il massimo possibile. La svolta è storica e va capita da tutti, soprattutto da chi non crede nei sindacati militari”, conclude.
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Per quanto riguarda invece la previdenza complementare, Trevisiol lamenta che se il Parlamento ha stanziato le risorse “manca la volontà politica”, mentre il presidente Lupidi chiede “uno studio sociale per capire dove deve andare il mondo delle pensioni”. Tra i militari si esce a 60 anni, con figli ancora a carico e stipendio indebitato è “impensabile una pensione” al 68% della busta paga. Dunque “la politica ci deve aiutare. Noi abbiamo le idee chiare per migliorare la previdenza e trovare i fondi che servono”.
Con un’attenzione particolare ai giovani. Infatti, rimarca la segretario nazionale aggiunto per le Pari opportunità di Usami Larissa Nevierov, “la previdenza complementare ci sta molto a cuore, sopratutto per quanto riguarda i giovani che non si rendono conto della sua necessità e attualità. È nostro impegno informarli che tocca tutti ed è importante perchè il sindacato si occupa di negoziare e riuscire a portare a casa queto obiettivo”.
Dalla sala e dalle altre sigle sindacali delle Forze dell’ordine arriva poi una serie di proposte, tra richiesta di presenza al confronto con la politica, alle possibilità offerte dall’Intelligenza artificiale, a concentrarsi nel rinnovo contrattuale sulla parte fissa e a fare fronte comune sulle pensioni.
DE MARIA (PD) APRE A CONFRONTO SU LEGGE SINDACATI MILITARI
“Il rapporto deve continuare nel tempo, ma non so se la strada di una modifica subito sia quella giusta”. Il parlamentare del Partito democratico Andrea De Maria, partecipa questo pomeriggio al convegno organizzato a Rimini da Usami, l’Unione sindacale delle associazioni militari Aeronautica, aprendo al confronto nella commissione Difesa di cui è componente sul rinnovo del contratto e sulla riforma della legge 46. Si può ragionare, propone, su una serie di audizioni parlamentari per “ascoltarvi formalmente e gestire insieme una normativa nuova, a seguito di una sentenza della Corte costituzionale”.
Andando a ricercare, prosegue, “l’equilibrio tra il ruolo delle forze armate, la gerarchia interna e i diritti del lavoratore”. Come Pd, chiosa, sono state messe in campo iniziative per la piena applicazione della normativa e, rimarca, “non so se la strada sia quella subito di una modifica”, ma occorre garantire la “piena esercitazione dei diritti sindacali”. Sul contratto, continua, il tema delle risorse necessarie è stato sollevato in commissione ed è “centrale” quello pensionistico, andandoci a 60 anni occorre riflettere su un calcolo diverso dei coefficienti. Inoltre devono essere “più snelli” i passaggi di carriera. Insomma, conclude De Maria, la volontà è “costruire un rapporto stabile e permanente con i sindacati”.
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