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VIDEO | Chiuso il congresso CReI 2024: focus sul modello OneHealth, liste d’attesa e intelligenza artificiale

SanitàVIDEO | Chiuso il congresso CReI 2024: focus sul modello OneHealth, liste d’attesa e intelligenza artificiale

FIRENZE – What else? Che altro? Potremmo anche ipotizzare un: where else? Cioé “in quale altro” congresso si mettono in fila in contenuti proposti nei quatto giorni del XXVII congresso Crei appena concluso a Firenze? La presidente Daniela Marotto (oggi past-president) aveva affermato in apertura di lavori che l’evento “porrà la persona e la malattia reumatologica al centro di una rete di relazioni, rapporti multidisciplinari, sguardi epidemiologici e collaborazioni con farmacisti, sociologi, economisti, giuristi, legislatori, psicologi, decisori istituzionali ed esperti dello sviluppo ambientale sostenibile”. E’ andata davvero così? Risposta affermativa. Vediamolo nel concreto.

ONCO-REUMATOLOGIA E ONEHEALTH

Nel suo video-messaggio inaugurale al congresso Crei, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha sottolineato l’importanza del modello OneHealth posto al centro dell’evento, che “ci invita a considerare la salute nella molteplicità dei suoi aspetti umani, animali e ambientali”. Sul modello sanitario OneHealth è intervenuto con una lezione magistrale Antonio Giordano (oncologo e direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia), che l’ha definito come “approccio sanitario globale che si basa sull’intersezione delle discipline mediche. Il risultato è un metodo olistico che punta a promuovere un azione sinergica che garantisca il benessere di esseri viventi e dell’ambiente in cui vivono”. Ma Giordano a Firenze ha anche presentato lo stato di avanzamento dei lavori del Gruppo di Oncoreumatologia, team unico nel suo genere e avviato proprio in totale collaborazione con il Crei.

LISTE D’ATTESA: VOCE DEI PAZIENTI E DEI POLITICI

Una delle due sessioni ‘politiche’ del congresso (l’altra era dedicata alla medicina di prossimità, tra Dm77 e disegno di legge 946) era dedicata alle liste d’attesa. Il dibattito si è sviluppato tenendo conto delle proposte parlamentari in via di discussione, in primis il decreto presentato dal senatore Ignazio Zullo. La voce dei pazienti è stata particolarmente ascoltata e condivisa. In particolare sono intervenute: Eleonora Selvi (Fondazione Longevitas) che ha sottolineato la necessità di un’attenzione particolare verso il paziente reumatologico della terza e quarta età; Antonella Celano (Apmarr), che ha ricordato che non ci può essere “soluzione della criticità-liste d’attesa se non attraverso un ascolto prioritario della voce dei pazienti”; e Silvia Tonolo (Anmar) che ha lanciato la proposta di “creazione di un tavolo di confronto nazionale sui temi della reumatologia, a cui le Associazioni devono sedere di diritto”. A questa sessione ha contribuito anche la senatrice Elena Murelli, che ha inviato un video-messaggio in cui ha sottolineato l’attenzione verso la Giornata mondiale del malato reumatologico, con particolare attenzione all’artrite reumatica.

I TANTI ASPETTI DELLA MULTIDISCIPLINARIETA’

Durante il congresso Crei la multidisciplinarietà e la multiprofessionalità sono state l’autentico ed autorevole filo conduttore di molte sessioni. Oltre all’oncoreumatologia (già citata), sono state affrontate le tematiche di relazione tra artriti croniche e malattie cardiovascolari, e sono state approfondite le questioni legate all’incidenza delle malattie reumatologiche sulla sfera riproduttiva (con particolare rifermento alla popolazione maschile).

Il congresso aveva in agenda anche un’intera mattinata di sessioni dedicate alla relazione tra reumatologi, pazienti e professionisti della riabilitazione. In quest’ultima, coordinata da Tiziana Nava (che per il Crei segue l’area di Fisioterapia) sono intervenuti anche Fabio Bracciantini (presidente dell’Ordine dei fisioterapisti di Firenze e province toscane), Annamaria Servadio (presidente dell’Ordine dei fisioterapisti del Lazio) e Simone Cecchetto (presidente di Aifi, società scientifica dei fisioterapisti), oltre a Laura Caforio (in rappresentanza della Federazione Tsrm e Pstrp). In particolare Bracciantini ha sottolineato che la riabilitazione necessita di “un percorso multidisciplinare perché così si prende in carico il paziente nella sua dimensione globale. Così il paziente torna nella sua vita di tutti i giorni ed è supportato anche al di fuori della sua fase di bisogno acuto”. Altra partita è quella della relazione tra reumatologi e specialisti di oculistica. Qui è intervenuto (tra gli altri) Luca Cimino (professore presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia) che ha dichiarato che “negli ultimi anni questa relazione ha prodotto enormi vantaggi, perché gli oculisti hanno appreso molto dai reumatologi e viceversa. Un grande aiuto è arrivato dalle tecnologie che ci hanno permesso di fare comprendere meglio le infiammazioni dell’occhio correlate ad infiammazioni sistemiche. Il tutto ci ha permesso di trovare un linguaggio comune con i colleghi specialisti in reumatologia”. Un linguaggio unitario che è una necessità sottolineata anche da Roberta Pica (gastroenterologa) che ha ricordato il percorso in atto nell’ambito della Società di GastroReumatologia-Sigr.

Parlando di multiprofessionalità ecco un’esperienza realizzata: il coordinamento tra professioni è infatti l’essenziale piattaforma di sviluppo del Pdta sulla sclerosi sistemica messo a punto nell’Asl Roma2 e presentato da Antonella Marcoccia, che vede interagire oltre 20 unità operative e oltre 50 figure professionali e si presenta come “un esempio di presa in carico nato sulla conoscenza dei bisogni dei pazienti nell’ambito della sclerosi sistemica”. Da ultimo, ma non meno importante: a Firenze son stati presentati i primi dati di una survey condotta dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Crei e volto a comprendere la percentuale di reumatologi e loro pazienti che consigliano e fanno uso di integratori alimentari. La ricerca è in corso di svolgimento ma è già stata preliminarmente presentata in Congresso da Silvia di Giacomo, ricercatrice dell’Iss.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Si parla tanto, forse troppo, di Intelligenza artificiale, ma non sempre se ne approfondiscono concretamente i possibili contributi nell’ambito delle varie specialità cliniche. E’ stato Carlo Selmi (reumatologo, Direttore della Scuola di Specializzazione di Medicina d’emergenza-urgenza, Humanitas University, Milano) a condurre la platea Crei all’interno del tema, con la sottolineatura che “il contributo dell’AI è crescente, con strumenti sempre migliori all’interno dei diversi stadi della gestione del paziente reumatologico, dalla diagnosi in poi, prevedendo anche terapie che possano offrire la migliore risposta personalizzata per ogni paziente”.

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