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VIDEO | FOTO | Viaggio nel cuore del Borneo: giungla, animali, fiumi e caverne

MondoVIDEO | FOTO | Viaggio nel cuore del Borneo: giungla, animali, fiumi e caverne

BOLOGNA – Il Borneo è uno di quei luoghi mitici, dove ci si immagina di incontrare serpenti e ragni velenosissimi ed enormi, piante carnivore grandi come esseri umani, rettili modello dinosauro. E, iperboli sulle proporzioni a parte, tutte queste cose ci sono davvero. Qui la giungla è talmente fitta che non si riesce a capire se il cielo è blu o nuvoloso e, se non piove troppo forte, gli alberi fanno da ombrello. Come accade in molti paesi tropicali ed equatoriali, le stesse piante che teniamo in casa sulla libreria, qui sono parecchio più alte di una libreria ed è facile che siano rifugio dei serpenti e i ragni di cui sopra. Sempre che uno riesca a individuarli in mezzo a tutta quella vegetazione. 

GLI ORANGO, LE TARTARUGHE E… I PAPPATACI DELLA SABBIA

Tra tutto ciò che si può incontrare nel Borneo (malese, nel caso specifico), ci sono i sorprendenti oranghi: come atleti snodati salgono su alberi e liane, in spaccata, mentre mangiano cocchi e banane. Nella regione del Sarawak si possono vedere al Semenggoh Wildlife Centre, un centro di “riabilitazione” dove vengono ospitati questi primati se rimasti orfani, feriti o salvati da chi li aveva presi illegalmente come animali ‘domestici’. Qui vivono liberi (ci è stato assicurato), e possono tornare allo stato brado. Nel frattempo, in certi orari i ranger del centro lasciamo loro la frutta sopra delle piattaforme e da una certa distanza li puoi guardare. Un pizzico di effetto zoo c’è, ma è consolante non vederli in gabbia e sapere che se vogliono possono tornare in natura. 

Altro animale bellissimo è la tartaruga acquatica gigante, che abbiamo avuto la fortuna di ammirare nella piccola isola di Pulao Satang. Qui si può dormire nella homestay di Letty, un metro e cinquanta di donna-portento, che ti ospita se collabori con la sua missione, quella appunto di salvare le tartarughe. Da Letty i volontari ti svegliano nel cuore della notte, vai sulla spiaggia a vedere la deposizione delle uova (con torce rosse perché quel colore non disturba le testuggini). Poi, quando la mamma riprende il mare, scavi, recuperi le uova e le sotterri di nuovo poco lontano in uno spazio recintato e protetto dai predatori. Se dalle ‘covate’ precedenti sono già nate delle tartarughine, sempre di notte per preservarle da attacchi, le puoi liberare in mare. Non altrettanto poetiche sono le sandflies, i pappataci della spiaggia, una nefanda scoperta. Al loro confronto le zanzare tigre sono animali da compagnia. Chi vi parla, nella notte in spiaggia non ha avuto l’accortezza di coprirsi sufficientemente- anche se forse nemmeno lo scafandro mi avrebbe salvato da queste bestie feroci. Dal giorno successivo in poi hanno iniziato ad apparire centinaia di pizzichi che prudevano da impazzire. Un prurito parzialmente attenuato solo da una pomata alla canfora trovata in una farmacia e che mi faceva sembrare un maglione uscito da un armadio zeppo di naftalina.

IL SENTIERO DEI CACCIATORI DI TESTE, LA PIOGGIA BATTENTE 

Un’altra scoperta che avremmo voluto volentieri evitare sono state le sanguisughe, beccate da alcuni di noi durante una lunga traversata a piedi sull’ Head hunter trail (il sentiero dei cacciatori di teste) nel Mulu National Park, quasi 22 chilometri di percorso con tanto di ponti tibetani, con parte finale sotto la pioggia inarrestabile. Arrivati a destinazione, non paghi della fatica, abbiamo dormito sul pavimento (coi materassini, però!). Chi a questo punto pensa che il viaggio sia stata una punizione si sbaglia. Perché quello che abbiamo fatto e visto resterà indimenticabile.

LE CAVERNE NEL MULU NATIONAL PARK E IL VOLO IN GRUPPO DEI PIPISTRELLI 

Per esempio, sempre nel Mulu National Park, le caverne. Come la Lang cave, che ha l’ingresso tra i più grandi al mondo, tante stalattiti, un torrente che sorge al suo interno e ospita circa 3 milioni di pipistrelli. Dopo averla percorsa, magari con la testa coperta per evitare eventuali ‘residuati’ espulsi dagli stessi chirotteri, ci si può fermare a qualche centinaia di metri e aspettare le 5.30-6 del pomeriggio. Con un po’ di fortuna si possono vedere stormi di migliaia di pipistrelli che escono in volo per mangiare, facendo mirabili evoluzioni nel cielo.    

LE SCIMMIE NASONE, I SERPENTI, IL MONTE KINABALU

Che dire poi del Bako National Park dove si arriva in barca e si possono vedere, a pochi passi dalla propria tenda, scimmie di ogni foggia (comprese le ‘nasone’), cinghiali che pascolano tranquilli a pochi passi dagli escursionisti, lemure volanti addormentati, la verdissima vipera del Borneo, panorami meravigliosi a picco sul mare. E ancora Kampung Sadir, paese al confine con l’Indonesia, dove invece abbiamo dormito (nei letti stavolta) nella grande casa di canne e legno di Lisa – altra tipa super tosta e simpaticissima- e fatto un trekking col vecchio William che, col suo machete in mano si prodiga in lezioni su come sopravvivere nella giungla mangiando fiori e piante. Abbiamo anche visitato una scuola, coi bambini che ci sono corsi incontro per fare le foto assieme. Persino una giornata di nebbia e pioggia battente nella regione nord orientale del Sabah ha poi fatto il suo regalo: la vista del Kinabalu, 4.095 metri di montagna, apparsa dalla nebbia in tutta la sua imponenza, con mille cascate causate proprio dalla quantità di pioggia caduta dal cielo. 

IL RITORNO ‘ALLA CIVILTA’: LE PETRONAS TOWERS A KUALA LUMPUR

Non crediate però che questo viaggio sia stato solo uno slalom tra pioggia e insetti. Ci sono stati anche lunghi giri in barca sui fiumi, bagni sotto le cascate e in mare, visite di città come Kuching e di moschee, una giornata nello stranissimo e deserto sultanato del Brunei, dove nessuno va a piedi e al sultano è dedicato un museo pieno di regali dei capi di stato del mondo e di sue foto scattate probabilmente da un fotografo miope (sono tutte sfocate). E ancora, Kuala Lumpur con le Batu caves, grotte che custodiscono antichi templi, la salita alle Petronas Towers, le torri gemelle più alte del mondo. Insomma, raccontare proprio tutto sarebbe troppo lungo, il consiglio è sempre uno: andateci

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